70 Anniversario Casa della Gioventù Francescana



La Casa della Gioventù Francescana, con il giardino e il campo adiacente, fanno parte dell’Appendice settentrionale dei terreni conventuali. Il 29 Giugno 1940 il Ministro Provinciale P. Bernardo da Campiglia d’Orcia, “per allontanare il pericolo...che fossero erette case proprio dirimpetto al Convento, come già erano state erette davanti al Cenacolo”, comprò un altro appezzamento di terreno “dalla parte Nord”, lungo l’attuale via Michele Mercati. L’anno seguente 1941 il suo successore, P. Giovanni da Baggio, “lo fece cingere di clausura, e ne mise una piccola parte a disposizione dei “Cordigeri” della Gioventù Francescana, favorendo per il rimanente la sua coltivazione a orto e ulivi. All’interno di quest’area era presente, su piloni di cemento, quel grande serbatoio idrico che nel 1960 vide la sua trasformazione nel Monumento alla Madonna della Gioventù Francescana, o dei Colli Fiorentini.



Questa foto di una gara di corsa del 1950, scattata all’angolo della futura via Bardelli dove adesso c’è il negozio della Jolanda, dà una idea dall’esterno dello spazio vuoto attorno al convento con all’interno il serbatoio idrico. Ma dove si riunivano prima i Cordigeri? Si riunivano nella cella di P. Michelangelo, sul corridoio adiacente alla portineria, con ovviamente molta confusione legata alla loro esuberanza, che disturbava la quiete del Convento. Questa povertà…di locali comprometteva la sua azione educativa, e alla sua richiesta al P. Guardiano di un cantuccio di convento per radunare i suoi ragazzi , anche della vecchia stalla, questi rispose : “prendila, è proprio un posto da asini, come te e i tuoi ragazzi”. La Gioventù Francescana di Montughi nata in una stalla con una mangiatoia, evangelicamente (francescanamente) come nostro Signore….. (P. Igino Chiari) Dalla Cronaca di F. Giacinto da Pistoia:“ Nel settembre 1940, in seguito a generosa offerta dell’ing. Boldrini Galliano, fu deciso di fare il nuovo teatrino per i Cordigeri, che risultò di 16 m. x 7,50…In tale circostanza furono occupate in alto alcune celle del dormitorio del convento a levante, per collocarvi mobilia ed altro occorrente per il teatrino, e per lo spogliatoio.” “ Era la parte più misera e lurida del convento. Comprendeva la vecchia stalla del cavallo del XVII secolo, il fienile, il porcile, ecc…Il teatrino, molto semplice il principio, fu eretto nella vecchia stalla tolti i tramezzi, la sala da gioco..ove era la stanzetta per le galline, e la segreteria ove era la stanza del calzolaio”. I giovani si improvvisarono imbianchini e muratori, per pulire e per cambiare.



Ma ritorniamo all’appezzamento del lato Nord del convento. I ragazzi aumentavano costantemente, le stanze non erano ovviamente idonee per fare due salti e qualche gioco: P. Michelangelo chiese al P. Provinciale un lembo d’orto per le attività all’aperto, e quel pezzo assegnato era un angolo morto dell’orto, coltivato a carciofi.. La GiFra può essere fiera delle sue origini: da una stalla a una carciofaia. I giovani lo battezzarono “il campino” : vi si accedeva da una porticina situata dove attualmente c’è una piccola stanza-deposito per gli attrezzi da giardinaggio e necessari per lavori alla Casina. Fu ritenuto opportuno utilizzare parte dello spazio non occupato dal terreno recintato dell’acquedotto per costruirvi un campetto rettangolare in cemento per dare spazio ad alcune delle attività sportive cui i giovani si dedicavano. Campino che venne sempre più curato e completato, come si legge dalle Cronache di un gifrino del tempo: Arnaldo D’Addario



Il teatrino non era più sufficiente a contenere tutti i ragazzi e le loro attività: il teatro, malgrado il palcoscenico, era diventato il refugium peccatorum della comunità.



Essendo l’unico spazio disponibile (poco) dove i ragazzi potevano incontrarsi, serviva sì alle recite e alle rappresentazioni, ma si trasformava in una sala da gioco (come il ping-pong, la tombola, uno sgangherato calcino), in luogo di conferenze e catechismo e di…qualche pranzo. P. Michelangelo cominciò a sognare un locale nuovo, bello, grande per i suoi ragazzi: e accadde non solo che dei sogni belli diventino realtà, ma che la realtà è anche più bella del sogno. ( P. Igino Chiari) Foto progetto Casina con P. Michelangelo







Dalle Cronache del Convento di Montughi: Da vari anni P. Michelangelo da Montale con altri meditava di far costruire



Ecco la benedizione e la posa della prima pietra da parte del P. Provinciale Teofilo







In pochissimi mesi, anche col contributo dei giovani che andavano anche raccogliendo sassi grandi per riempire le fondamenta dell’edificio, la Casa era pronta. Ecco come fu presentata l’inaugurazione della Casa della Gioventù Francescana dal Bollettino Ufficiale per i Minori Cappuccini della Provincia Toscana



Nell’articolo si fa menzione del primo milione offerto per la costruzione della Casa: ecco il testo della lettera inviata a P. Michelangelo che ben esprime come la Provvidenza abbia concorso a dare valore e significato all’iniziativa.















Anche la rivista nazionale dela GiFra GIOVENTU’ FRANCESCANA dedicò ampio spazio alla inaugurazione, dove il gifrino “spirito bizzarro” Bulletti scrisse un bel pezzo, dove tra l’altro leggiamo sorridendo “Il giorno 18 Novembre ci fu l’inaugurazione vera. Mamma mia. Aveste visto la gente…Sulla porta della Casa c’era un nastro tricolore, e il P. Provinvciale, insieme a tanti Padri molto importantissimi disse delle preghiere"



E come la presenza della nuova Casa della Gioventù venne presentata al primo Consiglio GiFra dopo l’inaugurazione: dal verbale del Consiglio



Il salone al piano superiore fu rapidamente adibito a sala giochi, trasferendovi calcetto e tavolo da ping pong che occupavano la stanza del Cenacolo quando lì non vi erano programmati incontri.